Riassunto della storia
Iniziamo con una premessa, che ormai facciamo con una certa consuetudine: gran parte della nostra esperienza di operatori, delle nostre capacità e della nostra quotidiana attività non potrà mai essere esplicitato e condiviso e resterà un nostro patrimonio personale, privato.
Ma allo stesso tempo, vi sono molte competenze e pratiche che possono invece essere codificate.
Il quesito che torniamo a porre è: ha senso farlo?
Definendo le competenze dei progettisti, non si rischia di appesantire e imbrigliare qualcosa che è direttamente determinato dalla capacità di ogni singolo operatore? Non si rischia di limitare l’iniziativa, la creatività e la tipica capacità di adattamento dei progettisti?
L’impressione, su questo preciso aspetto, è esattamente opposta, ovvero che solo se si cerca di identificare e promuovere le competenze più rilevanti messe in atto dai progettisti sociali, si contribuisce realmente a consolidarne la funzione, permettendo la crescita delle organizzazioni e il miglioramento dei servizi. Questo, certo, comporta che il percorso di definizione avvenga in modo concertato, aperto a revisioni, costantemente validato nelle pratiche, e non divenga un vincolo formale...